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Reiki, come ritrovare benessere ed equilibrio con il metodo giapponese

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Alla ricerca di equilibrio psico-fisico? Il reiki può essere la pratica che si sta cercando. Di origine giapponese, aiuta a migliorare il benessere del corpo e della mente, andando a riequilibrare la cosiddetta energia vitale ovvero ad abbassare il livello di stress e ritrovare serenità.

Reiki, alla ricerca dell’equilibrio dell’Energia Universale

Di origine giapponese, il Reiki è una pratica di guarigione energetica fondata durante i primissimi anni del Novecento dal Maestro Mikao Usui: «Era un praticante di arti marziali e spiritualità buddista, dopo un lungo ritiro spirituale sul Monte Kurama, affermò di aver ricevuto la capacità di canalizzare l’energia universale per la guarigione» spiega Francesca Maffeo, naturopata.

Alla base di questa pratica la trasmissione energetica che, come avviene per altre discipline simili, dà una mano alla guarigione: «“Rei” significa universo e “Ki” è il termine per energia in giapponese, e corrisponde al Qi cinese. Il Maestro raggiunse la fama dopo per aver curato migliaia di feriti dopo il terremoto di Tokyo, ricevendo riconoscimenti anche dall’imperatore giapponese di allora. Alla sua morte la pratica del Reiki si diffuse ulteriormente grazie a due sue allieve, Chūjirō Hayashi e Hawayo Takata che portarono questa conoscenza in America, e da lì in Occidente» spiega l’esperta.

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L’energia del Reiki, come funziona una seduta

«L’energia del Reiki non è quella dell’operatore che esegue il trattamento, come accade spesso nella pranoterapia, ma viene processata attraverso i canali che tutti abbiamo e che sono ben conosciuti da coloro che praticano agopuntura o Shiatsu». Il reiki è quindi una pratica olistica volta al benessere e alla salute e che, in quanto tale, non sostituisce assolutamente le cure mediche ma integra certi aspetti affinché le persone possano trovare conforto e avere beneficio.

Ma come funziona una seduta? «Solitamente una seduta dura dai 20 ai 50 minuti, in base alle necessità della persona ed è effettuata da seduti o da sdraiati. Chi prova questo trattamento energetico solitamente sente rilassamento, sonnolenza, tranquillità. L’operatore Reiki ha partecipato a dei corsi olistici e viene formato con tre livelli, l’ultimo viene fatto per diventare a sua volta insegnate di Reiki».

Durante la seduta, l’operatore appoggia le mani in particolari punti del corpo per circa 3-5 minuti mentre il paziente è comodo in un’atmosfera rilassata e accogliente, con in sottofondo musica soffusa, oli essenziali e in alcuni casi anche cristalli che aiutano potenziare il risultato. Solitamente una prima parte del trattamento lo si riceve da supini, la seconda parte da proni. Le sensazioni che si provano durante la seduta sono poi del tutto personali mentre i benefici sono molti: oltre al rilassamento, si contrasta l’ansia, si ha un rilassamento muscolare, che permette in alcuni casi di dormire meglio, inoltre viene rilasciata ossitona così da ridurre eventuali dolori fisici e liberare anche tensioni emotive, per questo alcune persone possono anche piangere. «A volte ci sono persone che si mettono a ridere o a piangere, sono tutti rilasci emotivi che il “Ki”, rimette in moto nei canali energetici della persona».

Questa forma terapeutica non ha controindicazioni, può essere eseguita su tutte le persone, compresi bimbi, anziani e anche malati proprio perché aiuta a riequilibrare il proprio benessere psicofisico. Inoltre i benefici si possono notare fin dal primo trattamento, anche se i risultati sono differenti di seduta in seduta perché sono basati non solo sull’energia canalizzata della persona ma anche sul suo stato emotivo. Per questo può essere d’aiuto nei casi di burnout, di stress, di disturbi post-traumatici.

Il Reiki usato accanto alle terapie convenzionali

Proprio per i suoi benefici, il Reiki è riconosciuto dall’OMS come tecnica complementare, quindi affianca la medicina tradizionale nel migliorare i risultati. In Italia è particolarmente diffuso ed è presente in molti ospedali come terapia integrativa accanto a quella convenzionale.

«Per esempio, presso L’Isola di Margherita dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, è una pratica utilizzata nel reparto a cui accedono pazienti sottoposti a cure palliative pediatriche dove si sono ottenuti risultati incoraggianti, tra cui una riduzione delle situazioni di stress emotivo dei pazienti e dei loro caregiver, oltre ad un miglioramento nei valori di alcuni parametri vitali e fisici, così come una riduzione dello stress lavorativo degli operatori del reparto. Dal 2006 questa terapia è stata integrata all’ Ospedale della Santa Croce di Cuneo all’interno del programma di cure palliative per migliorare la qualità della vita dei pazienti, aiutando a ridurre l’ansia e il dolore, contribuendo a un ambiente di guarigione più favorevole, come ha spiegato la dott.ssa Maria Rossi, coordinatrice del programma. Il Reiki è presente anche in altri progetti pilota, scelto come terapia complementare per i pazienti oncologici: il Professor Luca Bianchi, oncologo, ha riportano che i pazienti che hanno ricevuto questi trattamenti hanno avuto un significativo miglioramento del loro stato di benessere. È grazie a questi progressi che oggi questa pratica è riconosciuta, adatta a migliorare la vita dei pazienti in vari contesti clinici».

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