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Channel: Eleonora Gionchi – iO Donna
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La musica non solo dà ritmo al movimento ma attenua anche la sensazione della fatica

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Che si pratichi yoga o pilates o che si macinino chilometri al parco, poco cambia. Quasi sempre chi si allena lo fa con la musica in sottofondo. Più o meno motivazionale, più o meno rilassante, la musica durante l’allenamento ha la grande capacità di stimolare l’esercizio e la concentrazione, agendo come “attivante”, ideale soprattutto per gli allenamenti ad alta intensità.

Musica per allenamento, perché è “attivante”?

In generale, la musica ascoltata durante l’allenamento deve stimolare e concentrare, che sia un allenamento aerobico o uno più statico: «Mi piace definire questa musica come “attivante” del movimento, in particolare nel caso di allenamenti ad alta intensità e “attivante” di uno stato di quiete e meditazione nel caso di allenamenti a bassa intensità. È comunque importante sottolineare che, anche durante l’allenamento, il gusto personale direziona la preferenza: quindi se è vero che esistono playlist specifiche e costruite ad hoc per ogni tipologia di allenamento, è anche vero che ci sono persone che preferiscono allenarsi con musiche più lente perché il contrasto fra cardio e musica soft crea l’atmosfera giusta» spiega la dott.ssa Caterina Coscia, psicologa e musicoterapista di MioDottore.

Vero è che solitamente quando si praticano sport cardio o comunque intensi, la playlist è fatti di canzoni con altissimi BPM, ovvero che stimolano i battiti del cuore al minuto. Una musica ritmata, infatti come precisa la psicologa, aiutano a mantenere il ritmo del movimento e a scaricare le eventuali tensioni accumulate. Viceversa, se si praticano discipline più statiche come yoga e pilates, non è necessario avere in sottofondo una musica che accelera i BPM quanto invece una che concilia la concentrazione, creando anche un’atmosfera quasi ultraterrena.

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Non tutta la musica è uguale, le differenze

Non tutte le canzoni quindi sono uguali. Oltre ai battiti al minuto, un’altra grande differenza è il gusto soggettivo: «Creare una propria playlist vuol dire sia seguire il proprio gusto musicale sia l’emozione che ogni brano innesca. Ecco perché le playlist in palestra sono ricche di canzoni più o meno conosciute: alcune hanno la funzione di attivare la memoria dell’utente e di metterlo a proprio agio, altre invece stimolano la curiosità. Le differenze sono dovute proprio a questa ricerca, che fa parte dell’essere umano sin dalla nascita, di compiere un’azione mentre si trova sì nella propria comfort zone, in questo caso musicale, ma che lo metta anche nelle condizioni di poter sperimentare» spiega l’esperta.

Ma la musica agisce effettivamente a livello mentale, perché stimola il cervello e mette in moto il corpo: «Durante la pratica, la musica mantiene vigile il cervello oltre a essere una fonte di distrazione dalla sensazione di fatica fisica, rendendo l’esercizio sicuramente più piacevole. In questo senso non solo la musica accompagna ma rende anche più tollerabile lo sforzo. Inoltre, detta i tempi dell’allenamento: generalmente quando finisce una canzone, si recupera, oppure si percepisce la fine dell’allenamento stesso. Per questo può essere utile fare una playlist più varia, con musica più ritmata nella vera e propria fase di allenamento e più lenta nella fase di recupero».

Nelle discipline statiche, invece, la musica è più emozionale: le melodie sono lente, ripetitive, con al massimo due strumenti. Questo permette di creare un’atmosfera più soffusa, e rassicurante, «un ambiente entro il quale sentirsi al sicuro e potersi spingere ad immaginare, ricordare, portare alla mente insomma vissuti ed esperienze».

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L'articolo Allenarsi con la musica: quale scegliere e perché aiuta la performance sembra essere il primo su iO Donna.


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