Accantonata la “posta del cuore”, ora ci sono giornalisti esperti in amicizia, i cosiddetti friendship editor, che si occupano di passare al microscopio uno dei rapporti più importanti che l’uomo può instaurare. Perché l’amicizia, per merito o forse no, dei social media ha cambiato pelle. E se si continua a sognare e a fantasticare su un “principe azzurro”, non lo si fa invece sul tipo di amico che vorremmo avere accanto. O che vorremmo essere noi stessi per gli altri. Con il risultato che questo rapporto si sta un po’ deteriorando, soprattutto tra le nuove generazioni.
Amicizia e social media, quanto è cambiata oggi?
A trent’anni dalla prima puntata andata in onda negli USA di Friends, una domanda sorge spontanea: oggi sarebbe possibile un’amicizia come quella tra i protagonisti? Ritrovarsi in un caffè, chiacchierare, discutere, sostenersi e confrontarsi, passare praticamente tutto il tempo assieme, è oggi fattibile? Romanticismo da serie tv a parte, se forse già negli anni Novanta era difficile avere un’amicizia così totalizzante, oggi lo è ancora di più. La causa è da ricercare nella diffusione dei social media ma anche nella società che è cambiata e che, sopratutto dopo il Covid, ha isolato sempre più le persone.
Eppure, nonostante l’apparente fatto che l’amicizia non sembra godere di una buona salute, in realtà l’interesse verso questo fondamentale sentimento è più acceso che mai. Non a caso, il New York Times ha ufficializzato la figura della friendship editor, assegnandolo ad Anna Goldfarb, tra l’altro autrice anche del saggio Modern Friendship. Insomma, nonostante tutto, l’isolamento, i social e i mutamenti sociali, l’amicizia continua a essere al centro dell’interesse delle persone, tanto da dedicarci libri e rubriche sui quotidiani.
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Ma com’è cambiata l’amicizia ai tempi dei social media? «L’avvento dei social ha portato significativi cambiamenti che tutti noi sperimentiamo nella quotidianità. Anche il concetto di amicizia è stato investito da movimenti che possiamo osservare sia sul piano sociale che su quello psicologico: basti pensare che con un click possiamo trasformare qualcuno in amico» interviene il dottor Giacomo Cella, psicologo di MioDottore. Eppure delle differenze tra l’amicizia reale e quella virtuale ci sono: «Assolutamente. Rispetto al mondo analogico, sui social vi è la mancanza di corporeità e tutto ciò che ne consegue, tra cui l’importanza del linguaggio non verbale o l’appiattimento affettivo correlato all’utilizzo degli emoji».
L’evoluzione dell’amicizia oggi
Come precisa l’esperto, i social media non hanno inventato nulla ma hanno solo avuto il pregio, o il difetto, di accelerare determinati processi: «Generalmente le macchine non inventano nulla, sta a noi esseri umani difendere la nostra condizione esistenziale, fatta di passioni e sofferenze, senza affidarla agli algoritmi. Si tratta di una scelta, fatta per lo più dagli adulti e non dai giovani, i quali cercano di districarsi in un mondo dove è sempre più difficile distinguere l’umano dal non umano. L’umanità è un fuoco che va quotidianamente difeso e alimentato, ed essendo i social solo uno strumento possiamo utilizzarli in questo senso, senza attribuirgli più importanza di quella che hanno realmente».
Troppo virtuale e poco reale
Il rischio infatti è quello dell’isolamento sociale, ovvero investire moltissimo tempo nella coltivazione di rapporti esclusivamente virtuali a discapito non solo di eventuali amicizie reali ma soprattutto del proprio benessere psicologico. È quello che si può correre frequentando troppo Replika.
Si tratta una delle più diffuse app di amicizia virtuale, dove si ha la possibilità di “costruirsi” un amico virtuale e con il quale parlare con videochiamate e visualizzarlo su smartphone o visore 3D. Il problema? Che è un amico virtuale nel vero senso della parola, cioè non esiste. Quindi, in quanto tale, programmato per assecondare tutte le nostre risposte e darci sempre ragione. Con il rischio, a lungo andare, di mettere non solo in seria difficoltà le personali relazioni reali ma soprattutto causare dei danni psicologici e di isolarsi dalla società: «L’isolamento sociale è un investimento massiccio o esclusivo nelle relazioni virtuali, con importanti conseguenze dal punto di vista del benessere psicologico».
Le conseguenze della mancanza dell’amicizia nella vita
Cosa comporta non dare più importanza a questo rapporto? «Comporta uno sviluppo psicoaffettivo non sano, difficilmente equilibrato, in quanto inevitabilmente autoriferito o riferito esclusivamente al contesto famigliare, che è vitale per ognuno di noi ma dal quale è necessario che ci distacchiamo. Le amicizie rappresentano il primo ambito sociale, non famigliare, dove troviamo conferma o smentita o alternative di quello che abbiamo appreso in famiglia, conservando ciò che sentiamo appartenerci e, col tempo, lasciando andare quello che sentiamo non riflettere noi stessi. Oltre ad un primo confronto con l’ambito famigliare, rappresenta una vera e propria possibilità di conoscere nuovi mondi, allargare il nostro punto di vista, includere nuove esperienze».
Senza dimenticare l’aspetto affettivo del legame amicale: non è difficile che in adolescenza si abbia un maggiore supporto dai proprio amici che magari dai genitori e «non avere la possibilità di avvalersi di tale aiuto contribuisce a costruire un ambiente affettivo maggiormente deprivato in termini di opportunità» conclude l’esperto.
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