Il termine “famiglia queer” è tra i neologismi del 2023, introdotto anche nel Libro dell’Anno 2023 pensato dalla storica e prestigiosa enciclopedia Treccani. Un termine che racconta la dinamicità sociale e come il concetto di famiglia tradizionale stia evolvendo, abbracciando anche altre forme. Ma, definizione a parte, cosa vuol dire far parte di una famiglia queer? E soprattutto, quali sono i risvolti psicologici dei suoi componenti?
Famiglia queer, pregiudizi e discriminazioni che esistono ancora
Partiamo dalla definizione: la famiglia queer è un nucleo composto da genitori dello stesso sesso o da genitori transgender. Se la definizione è semplice, nella realtà la situazione è più complessa: «Se da un lato, queste famiglie sono sempre più presenti nella nostra società e stanno acquisendo sempre più visibilità e accettazione, dall’altro affrontano ancora oggi molte sfide e discriminazioni a causa della loro eterogeneità. Spesso si trovano ad affrontare pregiudizi, discriminazioni e ostracismo da parte della società stessa, che non sempre è pronta ad accettare la diversità familiare» spiega Marina Balbo, psicoterapeuta EMDR.
Il problema maggiore è infatti l’impatto psicologico che i componenti delle famiglie queer hanno con il mondo esterno: «Pur essendo riconosciute, queste famiglie subiscono ancora forme di discriminazione che causano dei disagi al benessere psicologico. Infatti, nonostante i dibattiti, viviamo in una società culturalmente non abituata a comprendere i cambiamenti e le differenze individuali. Questo perché la società attuale non è ancora stata educata psicologicamente parlando a comprendere a fondo le scelte di vita di queste famiglie» spiega l’esperta.
Le sfide della famiglia queer
Non è un caso quindi che molto spesso i componenti di queste famiglie subiscono sfide che alle famiglie eterosessuali non sono minimamente chieste: oltre a discriminazione, spesso sono vittime di pregiudizi e di ostracismo. In particolare, come precisa l’esperta, bambini e adolescenti sono i primi a subire questi attacchi: «Queste difficoltà possono avere un impatto significativo sul benessere psicologico dei membri della famiglia, in particolare dei bambini e degli adolescenti. Bisogna quindi considerare quanto è importante un’educazione alla omogenitorialità e alla diversità familiare».
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La società infatti non sempre è pronta ad accettare ciò che è considerato “diverso” e questi atteggiamenti molto spesso ricadono su bambini e adolescenti. «Per questo sarebbe fondamentale considerare l’importanza di un’educazione alla omogenitorialità e alla diversità familiare non solo alle famiglie queer ma alla società stessa che non è psicoeducata a comprendere questi nuclei e spesso è impaurita dalla diversità e fa fatica ad accettare qualcosa fuori dagli schemi».
I bambini cresciuti nelle famiglie queer sono i più esposti
I più fragili ed esposti a situazioni di disagio sono purtroppo i bambini che possono essere vittime sia di discriminazione ma anche di bullismo, fenomeni che possono portare all’isolamento sociale e quindi alla depressione, all’ansia e a problemi di autostima.
«Inoltre, possono anche avere difficoltà a confrontarsi con la propria identità di genere e sessuale a causa della mancanza di modelli di riferimento e di rappresentazioni positive nella cultura dominante. Sappiamo infatti come i bambini in età infantile, non avendo ancor raggiunto il completo sviluppo dell’empatia, per soddisfare la loro curiosità o per cercare di seguire la “norma” impostata dalle loro famiglie, pongono domande sulla diversità familiare talvolta anche accompagnate da toni aggressivi e/o giudicanti» spiega l’esperta.
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